Un magnifico e storico frantoio ipogeo ( a tutt’oggi in corso di ristrutturazione) datato 1640 completamente interrato, immerso nella macchia mediterranea di un più grande appezzamento di terreno agricolo esteso circa ettari tredici e centiare sessanta; vi insistono circa 1400 alberi di olivo, in parte ultracentenari ed in parte oltre 50 anni di età – alcuni in sofferenza a causa della xylella fastidiosa ma anch’essi in fase di reimpianto, nonché macchia mediterranea con svariate piantumazioni; possiede titoli comunitari AGEA, in grado di avere ulteriori titoli P.A.C. e P.S.R.. in direzione nord – est dell’intero fondo troviamo circa 20.000 metri quadrati illo tempore adibiti a cava di calcarenite (roccia calcarea – tufacea dalla quale si ricavavano i conci di tufo per le costruzioni di quasiasi tipo e specie dell’epoca). L’intero fondo possiede al suo interno uno stradone interpoderale che lo attraversa in toto, l’impianto di irrigazione alimentato di tre pozzi artesiani e da circa dieci pozzi in prima falda freatica serve ogni zona dell’intero; ma, sul lato est abbiamo, seppur in corso di ristrutturazione completamente interrato un frantoio ipogeo adiacente il fabbricato rurale attualmente ed in parte ristrutturato. L’accesso al frantoio avviene mediante una scala scavata nella roccia ricoperta con volta a botte con conci di tuto dell’epoca. La struttura si compone di una grande stanza principale dove si svolgevano le operazioni di macinatura e spremitura. La grande pietra molare era depositata – quasi appoggiata su una piattaforma di calcare più duro, ed intorno a questa parte centrale sono dislocate le varie stanze comprendenti quelle per il riposo degli operai, degli animali, per la conservazione delle olive e vasche di deposito e conservazione per l’olio ottenuto; tutti gli ambienti erano privi di luce diretta tranne uno o due grandi fori, in genere uno di questi al centro della volta scavata nella roccia. Infine, anche sotto il pavimento tufaceo vi erano delle canalizzazioni che dai torchi portavano l’olio ormai spremuto alla vasche di deposito. Con la ristrutturazione in atto è stato realizzato anche un impianto elettrico per l’illuminazione. Veramente una grande organizzazione tenuto conto dei lavori eseguiti in quell’epoca!! In parte sopra al frantoio ipogeo, abbondantemente descritto, vi è parte di un più grande fabbricato rurale, attualmente in ristrutturazione quasi completata, secondo la tipicità costruttiva dell’epoca ma con materiali odierni di primissima qualità e ricoperti con la pietra originale, allo scopo recuperata; a livello estetico abbiamo un fabbricato rurale, a livello tecnologico abbiamo il massimo che le tecniche costruttive consentono per unità abitative. La superficie interessata dalla ristrutturazione del soprastante fabbricato rurale è di circa metri quadri 340 di cui oltre 130 metri sono ormai in corso di ultimazione: struttura in conci di tufo, intonacato a base di sabbia, cemento e calce, doppio strato di resina che avvolge al suo interno un cappotto di polistirene compatto da cm. 10, e, sopra il quale vi sono le pietre recuperate in loco, una magnifica costruzione che comprende un ampio soggiorno tinello con camino a legna, un disimpegno giorno – notte, doppi servizi, due camere da letto, una con bagno proprio, adiacente vano tecnico polifunzionale, le camere sono caratterizzate da una affascinante copertura in legno, con grandi travi a vista, impermeabilizzata e coibentata, mentre la zona giorno è voltata a botte, nel rispetto della struttura originale. L’intero progetto esecutivo con la parte oggetto di ulteriore ristrutturazione – realizzazione sarà messo a disposizione dai nostri operatori con incontro adeguato all’oggetto della stessa proposta L’immobile è altresì provvisto di impianto di allarme e telecamere su tutti i lati, consistenza e qualità elevatissima della pavimentazione, nonché dei muri perimetrali, piazzale circostante, impianto per l’illuminazione esterna, Gli infissi interni sono stati realizzati in alluminio rinforzato simil legno con doppi vetri camera, le inferriate in ferro a tondino passante e le persiane esterne in acciaio con sistemi antirapina sono verniciate a polvere. Il tutto già pronto per l’installazione ed evaso economicamente. E’ appena il caso di ricordare che l’intero fondo possiede anche un trullo in pietrame a secco sul lato est in ottimo stato di conservazione; inoltre, commento altrettanto importante, è che l’intera proprietà è protetta da un muro di cinta in muratura e che si trova nelle immediate vicinanze dell’isola di “Pazze” facente parte della famosa località di Torre San Giovanni, dove vi è un agglomerato urbano dove stanziano in qualsiasi stagione centinaia di persone, vi sono servizi scolastici, ricettivi, turistici e commerciali, e poi, come non menzionare il delizioso porticciolo con la sua Torre nonché la vicinanza alle dorate spiagge sia libere che attrezzate; località famosa in tutta Italia e non solo !! Spiagge molto estese che confinano con dei piccoli costoni rocciosi tali da formare un paesaggio mozzafiato.
Un accenno di storia non può che far piacere:
Tutta l’area è ricompresa nel territorio facente parte del Feudo di Ugento, acquistato intorno al 1600 dai Principi D’Amore di Firenze allo scopo di dare impulso alla crisi olivicola che affliggeva in quel tempo il Salento a causa della pestilenza. Attualmente ad Ugento è ancora presente un importante storico palazzo, al tempo, dimora della famiglia feudataria.
il frantoio ipogeo di remota costruzione, la cui storia è riportata con immagini nei testi storici specializzati completamente scavato a mano assicurava una migliore conservazione dell’olio prodotto al suo interno, inoltre, la temperatura rimaneva costante in tutte le stagioni (grazie al calore delle lampade, al calore prodotto dagli animali ed anche dagli uomini ivi addetti !), gli operai che vi lavoravano si chiamavano “Trappitari” che lavoravano sotto la direzione del “nachiro” (fattore responsabile sia della zone che dei locali oggetto di lavorazione delle olive), essi vivevano per svariati mesi sottoterra, senza mai allontanarsi, garantendo, di fatto la produzione continua di olio, vi erano degli animali (in genere muli) da tiro sistemati fuori turno nelle stalle anch’esse sottoterra con tanto di mangiatoie e abbeveratoi; le olive invece che venivano fatte scivolare a mezzo appositi buchi che dalla superficie conducevano per gravità alla “sciave” (depositi per le olive) in attesa di essere schiacciate dalla ruota che veniva fatta girare appunto dai muli bendati e poi pressate a mezzo dei torchi installati in appositi incavi nella roccia – l’uno affianco all’altro. La imponente macina in pietra, attualmente coricata, sarà riposizionata sulla sua base. L’origine del nome “frantoio e/o trappeto” è testimone di millenaria civiltà, che ha senz’altro origine romana e tale nome fu assegnato per descrivere e nominare il procedimento della separazione del nocciolo dalla polpa delle olive. La temperatura degli ambienti, come sopra indicato era tiepida e costante tutto l’anno, i lumi accesi su apposite sporgenze giorno e notte, la fermentazione delle olive e il calore prodotto dagli animali, dalla loro fatica, unita a quella degli uomini facevano e completavano il tutto. Il frantoio oggetto di questa proposta era ed è formato da stanze più che funzionali per l’epoca, con risalto architettonico in quanto vi erano ambienti adibiti a deposito, a soggiorno, a cucina, dormitori per i trappitari (uomini addetti alle macine e quindi alla spremitura, nonché agli altri lavori di preparazione) a stalla per i muli che, a turno venivano bendati e alternati per girare intorno alla macina. il Basso Salento è questo: storia, arte, architettura, cultura, paesaggio, tradizioni enogastronomiche, vi attendiamo !!
Il prezzo sarà comunicato dai nostri operatori in sede a mezzo di seria ed amatoriale trattativa riservata.